PNRR, per l’edilizia una sfida da vincere

In Pnrr, Riqualificazione urbana by Redazione

Ripetuto come un mantra da ogni media, il Pnrr (acronimo di Piano nazionale di ripresa e resilienza), non è altro che il programma con cui il governo intende amministrare i fondi provenienti dal Next generation Eu.Pnrr NextGnerationEU

Si tratta di risorse (poco meno di 200 miliardi di €) destinate al nostro paese, in parte finanziate con sovvenzioni a fondo perduto, e in parte (la somma più cospicua) da prestiti.

Sconosciuto ai più, il Pnrr, come la maggior parte delle iniziative provenienti dall’Europa, viene associato da cittadini ignari a un’oscura “mancetta” di cui, ancora, non si conosce la fregatura finale.

Nella confusione generale, non aiuta lo stato febbrile della politica italiana, divisa tra un governo ancora impegnato a individuare le opere da finanziare, e un’opposizione che, invece, ne bacchetta la lentezza.

Eppure, il Pnrr non è altro che un’opportunità di crescita per il sistema paese, a tutt’oggi pesantemente fiaccato dal disastroso lascito pandemico.

Il Piano, decisamente ambizioso, si articola in una missione di finanziamento per sei aree d’intervento:

  • Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo
  • Rivoluzione verde e transizione ecologica
  • Infrastrutture per una mobilità sostenibile
  • Istruzione e ricerca
  • Inclusione e coesione
  • Salute

In tal senso, la Commissione Europea ha anticipato il trasferimento del 13% dell’ammontare totale del Piano per avviare gli interventi, mentre l’erogazione degli importi successivi è prevista solo al raggiungimento di Milestone e Target concordati con la Ce prima della sigla del Piano, e scadenzati nel tempo secondo importi e periodi previsti dall’Allegato alla decisione del Consiglio del 13 luglio 2021.[1]

In questo scenario è facile intuire l’importanza che riveste, soprattutto, la parte dedicata alla “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, non solo perché circoscrive l’intervento più significativo (di poco inferiore al 40% della dotazione complessiva dell’importo da erogare), ma anche perché sollecita un tema molto caro a Crt Group come abbiamo visto nell’analisi dedicata al Superbonus.

D’altra parte, Crt Group, consapevole che ben oltre l’80% degli edifici residenziali sono configurati nel contenitore delle classificazioni energetiche più basse (che rappresentano, altresì, un terzo dei consumi) opera sul mercato proprio allo scopo di migliorare l’efficienza dei cantieri in cui presta la propria opera.

Non è un mistero, infatti, che proprio l’Europa abbia imposto il 2030 come anno limite in cui saldare al terreno un’importante bandiera-traguardo: ridurre i gas a effetto serra (oltre il 50% in meno rispetto allo scenario, abbastanza apocalittico, del 1990).

Parliamo di una sfida decisamente complicata e piena di insidie, (considerando che lo stato generale del patrimonio immobiliare italiano è vetusto, energivoro e costruito prima degli anni ‘80[2])m, ma anche stimolante se pensiamo che, secondo l’Ance, oltre 100 miliardi del Pnrr avranno una ricaduta sull’intero comparto.

Crt Group, dunque, non vuole farsi trovare impreparata.

Anzi, come dimostra la nostra attività, si tratta di una partita che vogliamo giocare e vincere. Per noi e per il Paese.

[1] Italiadomani.gov.it

[2] Osservatorio mercato immobiliare dell’agenzia delle Entrate