Quello lanciato dal EY Italy Hotel investment report 2022 non va inteso come un grido d’allarme, anzi.
La fotografia annuale del mercato alberghiero italiano mostra, effettivamente, un rallentamento degli investimenti nel settore rispetto all’anno precedente (-23% sul 2021) per un totale di 1,6 miliardi di euro.
Un segnale, però, che non deve preoccupare eccessivamente.
Infatti, se il record segnato nel 2019, è seguito un 2020 decisamente negativo a causa soprattutto dell’evento pandemico, oggi il mercato italiano degli investimenti alberghieri mostra, nonostante la congiuntura economica non particolarmente favorevole, dei convinti segni di assestamento, se non proprio di dinamica ripresa.
Chi investe in Italia?
Il mercato del lusso è indubbiamente la fonte di attrazione maggiore, capace di abbracciare più del 60% del volume degli investimenti.
Per quanto riguarda l’acquisto di hotel in Italia, a ingolosire gli investitori, pensa soprattutto l’opzione “vacant possession” in grado di registrare, indica il report, oltre il 60% delle transazioni nel 2022.
La relazione si spinge oltre, stimando per gli hotel (oggetto di transazioni) un volume di investimenti aggiuntivi superiori a 200 milioni di euro nel prossimo biennio legati all’indotto.
La mappatura evidenzia anche la difficoltà per gli hotel in affitto, un affanno certificato dalla ridotta quota di mercato (20% del volume totale, pari a 320 milioni di euro), in calo rispetto al triennio 2019-21.
Migliorano, pur senza entusiasmare, gli investimenti legati agli sviluppi che, rispetto agli anni precedenti, rappresentano, oggi, il 17% del mercato totale.
Analisi degli investitori
La carta d’identità degli investitori è abbastanza delineata.
Lo scorso anno poco meno dell’80% delle transazioni ha riguardato buyer internazionali, con una decisa prevalenza di quelli europei (Germania, Francia e Regno Unito in testa).
Molto interessante anche la quota relativa agli investitori extraeuropei, pari al 45% del volume totale.
Verificando, dunque, le operazioni che alle nostre latitudini hanno coinvolto soggetti internazionali, s’intuisce che il mercato alberghiero del belpaese gode, comunque, del positivo supporto di capitali stranieri.
Il profilo degli investitori emerso dalla relazione, mostra una prevalenza di soggetti di private equity (25% del volume), seguiti da investitori istituzionali (23%) e Hnwi/Family uffici (23%).
Gli acquirenti europei sono stati principalmente operatori alberghieri, fondi di private equity e investitori istituzionali.
Stati Uniti e Canada guidano, invece, il “plotone” formato prevalentemente da fondi di private equity.
Un segnale decisamente positivo sta abbracciando il segmento del lusso che fagocita la maggior parte delle nuove aperture di hotel previste nel 2023, concentrate, soprattutto, nelle grandi città turistiche, Roma in testa, con interessanti sviluppi anche in Puglia e Sicilia (Taormina).
Non va trascurato, inoltre, Inoltre, il lancio dei primi hotel di punta in Italia di Nolinsky (Venezia) ed Edition (Lago di Como).
Tuttavia, non vanno sottovalutati gli effetti che hanno portato al rallentamento accennato all’inizio, guidato principalmente sia dall’aumento dei tassi di interesse sia dal costo del debito, da cui deriva un limitato accesso al credito e, ovviamente, ai finanziamenti.
Motivo per cui, i fondi restano vigili e interessati ma, al contempo, cauti.